Un ricordo di mio padre, uomo che si è speso fino all’ultimo per i diritti della sua comunità, battendosi per la dignità di questa terra.
Sono passati tanti anni ormai, quasi 34, da quando mio padre Mario è morto in una corsia dell’ospedale San Filippo Neri di Roma. Era stato colpito da un improvviso malore durante un convegno dell’Anci e dopo i primi accertamenti si seppe che purtroppo si trattava di un aneurisma dissecante dell’aorta toracica.
Era il 1987, avevo da poco compiuto 19 anni. Da allora sono cresciuto e sono diventato adulto senza mio padre. Non è stato facile, ma sono qua.
Parlo della scomparsa di mio padre dopo circa trentaquattro anni, ma ancora la penna si muove insicura sul foglio e non so se sono pronto e se lo sarò mai. Voglio, però, ricordare mio padre attraverso alcune fotografie che lo ritraggono felice con alcuni dei suoi amici di sempre e con Petilia Policastro nel cuore.
Conoscevi tutti a Petilia Policastro, li conoscevi personalmente ed eri loro legato da un sentimento forte, quasi ancestrale. E poi a Crotone, nei comuni del crotonese, eri sempre pronto a far valere la forza dell’unità in una comunità politica grande, generosa, indomita, a tratti litigiosa, come quella del Partito Comunista Italiano.
Con la gentilezza che ti ha sempre contraddistinto non hai mai derogato ai tuoi valori. E quante volte ti ho sentito dire che avevi avuto tanto dal Partito e che non avresti finito mai di ringraziare chi ti aveva permesso di poter servire la tua gente.
Con questa spinta, con queste motivazioni sono cresciuto. Sono cresciuto con te, ho respirato le emozioni e le speranze durante i tuoi comizi, la necessità di battersi contro tutti i soprusi. La tua vita è stata stroncata durante la mia giovinezza, e questo ha lasciato molto dolore in me, ma ha anche tracciato la strada sulla quale mi sono incamminato quando ho deciso di seguire il tuo esempio e fare politica.
L’esempio di un uomo che, nel disinteresse personale, si è speso fino all’ultimo al servizio della sua comunità, battendosi per la dignità di questa terra e per i diritti della sua popolazione. Papà, voglio dirti che ho un solo grande rimpianto, quello di non avere avuto il tempo di ringraziarti per tutto ciò che mi hai trasmesso e che hai trasmesso a tutti coloro i quali ti sono stati vicini.
Lo faccio adesso, a 34 anni di distanza.