Incendi
Un Piano nazionale e regionale di adattamento al clima per mettere in sicurezza i nostri territori
In Calabria siamo nel pieno dell’emergenza incendi, brucia l’Aspromonte, bruciano i boschi intorno a Petilia Policastro e Mesoraca. Le fiamme stanno divorando migliaia di ettari di boschi o di macchia mediterranea. Dal fuoco all’acqua il passo è breve e tra qualche settimana, come ogni anno, passeremo dall’emergenza incendi all’emergenza alluvioni. Come si fa a non individuare nei cambiamenti climatici il fattore che, a livello globale, determina questi scenari di improvvisa devastazione?
La domanda ha senso visto che ancora oggi molti negano questa evidente correlazione o continuano a sottovalutarne gli effetti, a cominciare dai governi occidentali, dal governo italiano, e, soprattutto, dai partiti di centrosinistra e sinistra di governo che non hanno assunto la ‘questione ambientale e climatica’ come centrale nella propria azione politica e di governo.
Perché tutti i politici calabresi che oggi governano o hanno governato nel passato la regione si sgolano in queste ore nel dire che bisogna fare qualcosa? Perché queste cose non le si dice e non le si fa quando si governa o si ricoprono importanti cariche politiche? Ma un approccio del genere non credo sia utile, anzi, non serve e rischia di essere fuorviante. Bene, dunque, gli interventi di chi pone l’accento sulle cause della crisi ambientale del nostro pianeta. Tuttavia, non è ancora sufficiente.
Ragion per cui, diventa necessario adoperarsi concretamente per contribuire a rimuovere le cause che determinano i cambiamenti climatici e ridurre l’incidenza dei cosiddetti fenomeni estremi sulle nostre città, per evitare la terribile conta dei morti a cui stiamo assistendo.
I cambiamenti climatici, ben visibili in tutta l’area del mediterraneo, determineranno nel nostro Paese «eventi estremi di caldo insieme a una perturbazione del ciclo delle piogge». Le piogge saranno meno frequenti e, al contempo, concentrate in fenomeni intensi che avranno un maggiore impatto negativo laddove è maggiore la fragilità ambientale e dove si è consumato, nel corso dei decenni, un uso sbagliato e improprio del territorio.
Tutti dicono che questi fenomeni non sono più eventi rari e non prevedibili, anzi, saranno frequenti negli anni a venire, e allora perché non prevedere nella programmazione regionale e territoriale la gestione delle acque nei periodi di siccità, la messa in sicurezza dei fiumi nelle aree urbanizzate, la prevenzione degli incendi boschivi, la lotta all’abusivismo edilizio, alla cementificazione, al consumo di suolo?
Solo attraverso un piano di investimenti sarà possibile lavorare sulla prevenzione e sulla messa in sicurezza del nostro territorio regionale, di tutte le innumerevoli aree a rischio idrogeologico che interessano circa l’88% dei comuni italiani. Per questo pensiamo sia necessario per la Calabria un piano della gestione, tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale che sia in grado di mettere in sicurezza i nostri territori e ridefinire il profilo urbanistico e sociale delle nostre città. Piano che se ben impostato e dotato delle necessarie risorse economiche, potrebbe contribuire ad invertire la tendenza.
Sarebbe di certo un buon viatico se tutte le forze che si candidano a governare la regione Calabria assumessero come centrale la questione ambientale e climatica. Un’altra Calabria è possibile e Luigi De Magistris hanno come questione centrale del proprio programma politico la difesa del territorio e la lotta ai cambiamenti climatici.