L’italia rinnovabile
Il Sole è il più grande “reattore a fusione nucleare” già disponibile per la produzione di energia rinnovabile e fornisce ogni anno 15mila volte l’energia di cui l’umanità ha bisogno. La ricerca scientifica e tecnologica ha sviluppato le tecnologie necessarie a catturare l’energia solare come il fotovoltaico, il solare termico e l’eolico, così come quelle per conservare l’energia in maniera molto efficiente, ad esempio le batterie al litio e i pompaggi idroelettrici. Non meno importante, sono ormai disponibili efficienti tecniche per il risparmio di energia nei processi industriali, in agricoltura e nel settore abitativo, capaci di ridurre notevolmente la domanda energetica e i relativi costi. Se a questo si aggiungono i risparmi energetici connessi all´aumentata capacità di riciclare i materiali (ad esempio, in edilizia, nell´industria, nella gestione dei rifiuti elettronici, urbani), non c´è dubbio che la transizione energetica verso minori consumi, utilizzo di energie rinnovabili, minori impatti ambientali con particolare attenzione ai gas serra, sia possibile riducendo l´utilizzo del metano e senza fare ricorso all´energia nucleare, quest´ultima già rifiutata dagli Italiani in due referendum nazionali. È necessario che ognuno di noi sia messo nelle condizioni di produrre energia pulita e soprattutto di condividere e scambiare l’energia prodotta attraverso la rete elettrica e il relativo mercato, che devono essere riorganizzati per gestire il 100% di energia elettrica rinnovabile. L’energia deve diventare un bene comune, staccandosi dalla logica dei sistemi centralizzati in cui pochi producono/distribuiscono e tutti consumano la risorsa, se hanno la possibilità di acquistarla. La democrazia energetica si può realizzare attraverso un’economia di condivisione del vettore energetico che alimenta le nostre società e una rete che supporta l’autoconsumo collettivo, attraverso l’indispensabile evoluzione delle comunità energetiche. Il mondo si trova su una strada che va verso un aumento della temperatura globale di 2,7 gradi entro la fine del secolo: ciò porterebbe a cambiamenti catastrofici nel clima della Terra. La scienza ci dice che a livello globale possiamo e dobbiamo dimezzare le emissioni annuali di gas serra nei prossimi otto anni per rimanere entro 1,5 gradi. La scienza va ascoltata: senza una forte accelerazione nelle politiche per il clima, “nella critica decade degli anni 20” (Patto per il Clima di Glasgow, COP26, novembre 2021) non saremo in grado di limitare il surriscaldamento globale entro la soglia di sicurezza di 1,5 gradi.
L’Italia deve dotarsi di un obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni serra come hanno fatto tutti i grandi paesi Europei. Per questo l’Italia deve triplicare i propri sforzi di riduzione delle emissioni come sua quota equa globale in linea con l’obiettivo di 1,5 gradi, riducendo le emissioni del 70% al 2030 rispetto al 1990 e procedendo verso la neutralità climatica da raggiungere nel 2045, come ad esempio previsto dalla Germania nella propria strategia energetica/climatica.
Tutti questi obiettivi possono essere raggiunti con un programma di azioni coordinate
- Affrontare l’emergenza energetica senza rinunciare alla transizione
o Realizzare un piano che definisca tempi e quantità per il definitivo abbandono del gas metano dal sistema energetico nazionale e garantisca l’uscita dalla generazione a gas nel sistema elettrico entro il 2035. La recente crisi del prezzo del gas e delle forniture ci rinforza nella convinzione di accelerare l’uscita dall’economia delle energie fossili per costruire un modello resiliente in grado di fornire energia ai cittadini per i loro bisogni a un prezzo equo e stabile nel tempo, senza speculazioni e senza impatti climatici.
o Un piano per l’eliminazione dei combustibili fossili dalle abitazioni mediante energie rinnovabili, efficienza energetica, pompe di calore e ogni altro processo che porti all’elettrificazione completa delle abitazioni, incluso il superamento delle deroghe per l’impiego di gasolio nel riscaldamento domestico.
o Mettere l’efficienza energetica e l’attivazione del risparmio energetico da parte dei cittadini in cima alle priorità di azione, come suggerito dall’ENEA, anche e non solo per rispondere all’ingiustificata invasione russa dell’Ucraina. Perché l’efficienza energetica assuma un ruolo di primo piano, è necessario anche rivedere tutti gli incentivi per renderli duraturi almeno fino al 2030, darne accesso a tutte le fasce sociali e garantirne l’accesso prioritario alle fasce sociali più deboli, escludere il supporto alle caldaie a gas, e raggiungere un efficientamento almeno fino alla classe energetica C.
o Accelerare la produzione di energia elettrica rinnovabile fino a raggiungere l’installazione di 15 GW all’anno, dando priorità anche attraverso adeguati incentivi economici allo sviluppo sui tetti e sul tessuto industriale e sulle aree idonee nel rispetto della normativa VIA.
o Sviluppare una strategia di implementazione degli obiettivi del RepowerEU per emancipare la nostra economia in fretta dalla volatilità del prezzo del gas aggiornando il Piano nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC)
o Sfruttare tutte le infrastrutture gas esistenti – stoccaggi, gasdotti e rigassificatori – per compensare possibili contrazioni o stop del gas russo prima di considerare nuove infrastrutture gas.
o Nel primo semestre del 2022 l’Italia ha esportato all’estero 1,836 miliardi di metri cubi di gas. Nell’ambito di una politica di massimo utilizzo delle risorse energetiche il gas esportato andrà utilizzato prioritariamente nel mercato interno.
o Nuovi contratti gas devono essere limitati al minor tempo possibile, solo fino a quando strettamente necessari e legati alla cattura del “gas di scarto” e non di nuova produzione.
o Fornire interventi di sostegno selettivi solo per i più bisognosi, come il bonus per famiglie, e sostenere il reddito delle famiglie senza incentivare i consumi energetici. Allo stesso modo sostenere le imprese più in difficoltà ma introducendo premialità aggiuntive di credito fiscale a chi investe in rinnovabili ed efficienza energetica e rivedendo i fondi del PNRR per dare priorità a efficienza e rinnovabili per l’impresa.
o Al fine di dare una risposta all’aumento dei prezzi energetici che stanno causando una gravissima crisi sociale ed economica si rende urgente fissare in via temporanea un tetto al prezzo del gas.
- Riforma ambientale del fisco.
Come da impegno G7, vanno aboliti i sussidi fossili, dal valore di oltre 20 miliardi l’anno, entro il 2025. Ciò attraverso un piano di ridistribuzione dei sussidi fossili per la transizione come incentivo e supporto ai settori industriali e alle fasce sociali più esposte. Oltre alla rimodulazione dei sussidi, va riformata la fiscalità energetica in modo strutturale per disegnare tariffe di fornitura che mettano i consumatori al riparo della volatilità del prezzo delle fonti fossili e per ridurre a zero la povertà energetica entro il 2025 e garantire l’accesso equo all’energia verde per tutti. A livello europeo, serve una fiscalità energetica comunitaria che eviti la concorrenza sleale tra le imprese europee ma diventi veicolo delle politiche per il clima. Oggi l’Italia paga all’Europa oltre 800 milioni di euro anno di plastic tax che non recupera dai consumi di plastica perché la plastic tax nazionale è stata rimandata. A pagare sono i contribuenti indipendentemente dai loro consumi di plastica. Siamo per il principio ‘chi inquina paga’.
- Sì a rinnovabili, no a nucleare e trivelle.
o Raggiungere per il fabbisogno elettrico 80% di penetrazione rinnovabile al 2030 e quasi 100% al 2035 attraverso una programmazione annuale minima di sviluppo rinnovabili e sblocco autorizzazioni. Priorità ad energia solare ed eolico a terra e marino. A tal proposito è necessario realizzare 60GW di rinnovabili entro tre anni individuando anche figure di commissari e sub commissari regionali per sbloccare le autorizzazioni.
o Dare mandato a Terna per sviluppare un “Piano speciale di accumuli e della rete elettrica” capace di assorbire e gestire in sicurezza energia rinnovabile, sopra tutto l’arco giornaliero e stagionale, per una piena decarbonizzazione del settore elettrico al 2035.
o No al nucleare, come da mandato dei due referendum.
Fare chiarezza sulle false sicurezze di inesistente nucleare di quarta generazione e di prossima fusione nucleare, molto lontana nel tempo. Nulla in contrario a continuare attività di ricerca in tal senso, ma è vergognoso promettere ai cittadini la realizzazione in poche decine di anni di tecnologie sulle quali ancora si sono ottenuti solo risultati di laboratorio privi di prospettive concrete nel breve e medio periodo.
o Stop a nuove trivelle permanente e piano graduale di uscita dalla produzione fossile nazionale entro il 2045, unendosi in occasione della COP27 ai paesi dell’Alleanza oltre il Petrolio e il Gas (BOGA) guidata dalla Danimarca.
o Revisione del sistema delle royalties sulla produzione nazionale per recuperare gli extraprofitti delle imprese fossili durante la crisi russa.