L’italia in salute

    • La nostra azione politica e la nostra mobilitazione non possono non farsi carico nei prossimi mesi del tema del diritto alla salute e conseguentemente del SSN che ha subito un progressivo indebolimento tale da mettere in discussione proprio questo diritto fondamentale sancito dalla Costituzione. Come è noto a tutti noi il SSN si è presentato impreparato alla fase pandemica, penalizzato da anni di de-finanziamento, tagli dei posti letto (non bilanciati da una adeguato potenziamento della sanità territoriale e delle cure intermedie), riduzione del personale, e politiche che hanno inciso negativamente sulla tenuta dei servizi territoriali e di prevenzione. Sembrava che vi fosse durante la pandemia un generale consenso sulla necessità di rafforzare il SSN e di superare le diseguaglianze territoriali nell’accesso e nella qualità dei servizi, amplificate da questa pandemia e un sentimento generale di adesione a questo bene comune. Purtroppo, superata la prima fase della pandemia, la sanità per il presidente Draghi è ben presto tornata a occupare la parte bassa della classifica delle priorità̀ del nostro Paese. Tanti sono stati i segnali e la conferma che non vi fosse intenzione di procedere ad alcun rafforzamento del SSN è arrivata già lo scorso aprile, quando il Governo ha reso note le previsioni di andamento della spesa sanitaria pubblica, che hanno trovato poi piena conferma nella Nota di Aggiornamento del 29 settembre. Se dal 2017 al 2020 la percentuale di spesa sanitaria pubblica era rimasta ferma al 6,6% del PIL (tra le più̀ basse in Europa), impennandosi al 7,3% nel 2021 a causa delle spese COVID, la spesa tendenziale per gli anni successivi è decisamente al ribasso: 6,7% nel 2022; 6,3% nel 2023, e addirittura 6,1% nel 2024. Poi si è inserita addirittura la previsione di un DDL per l’attuazione della autonomia differenziata. E ancora poi il feroce Ddl Concorrenza. La sostanza del provvedimento è concentrata nell’art. 6: la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Un provvedimento che accantona definitivamente quanto la pandemia ha evidenziato: il mercato non funziona, non protegge, separa persone e comunità. Questo decreto è un attacco ai diritti delle persone e ai beni comuni, Draghi all’assalto dei beni comuni. Questa pandemia ha invece messo in evidenza la necessità di una solida cornice unitaria dei servizi sanitari regionali e di un potenziamento della capacità – politica e tecnica – di indirizzo programmatorio nazionale; è pertanto indispensabile espellere il tema Sanità dalla eventuale attuazione dell’autonomia regionale differenziata. Occorre un cambio di passo nell’ambito della sanità pubblica e della ricerca biomedica. Si tratta di una “occasione” da non perdere per ridisegnare il ruolo dello Stato e dei sistemi di welfare per i prossimi decenni, in considerazione anche della disponibilità delle risorse finanziarie del PNRR e del consenso della popolazione, che avverte il problema salute come la crescente e maggiore inquietudine di questi anni. Il diritto alla salute deve essere per noi una delle priorità del paese. Negli ultimi anni il SSN sta venendo progressivamente meno alla sua fondamentale missione: il diritto alla salute non è garantito, la popolazione è sempre meno tutelata di fronte alla malattia, mentre crescono le disuguaglianze tra i cittadini nell’accesso ai servizi. È mandatorio che la salute torni a essere una priorità. È il momento di ergersi con forza in difesa del SSN e della sua originaria vocazione universalistica e di opporsi al disegno volto a creare un doppio binario: un servizio pubblico impoverito e inefficiente e un sistema privato solo per chi se lo può permettere. Per questo è necessario lavorare sulle tre dimensioni della crisi attuale: i valori, il funzionamento e il finanziamento. I valori, sanciti dalla Costituzione e dalla legge istitutiva del SSN, a partire dal rispetto della dignità della persona umana, sia essa bisognosa di assistenza o lavoratore della sanità pubblica. Il funzionamento del sistema, prevedendo lo sviluppo e l’attuazione delle tante norme ancora disattese e avviando un rinnovamento strutturale del modello di cura, rendendolo davvero capace di accogliere e accompagnare le persone nei percorsi di cura e promozione della salute, superando il vecchio modello centrato sull’attesa e sull’ospedale. Prioritaria è la prevenzione primaria, per intervenire affinché le persone non si ammalino, agendo sui fattori di rischio legati all’ambiente di lavoro e di vita sui principali fattori di rischio delle malattie croniche (inquinamento, fumo, obesità, sedentarietà). Questo richiede la radicale riorganizzazione e il potenziamento dei servizi territoriali, non solo in risposta alla recente drastica riduzione delle attività ospedaliere (dal 2008 ad oggi i ricoveri si sono ridotti di oltre un quarto), ma per offrire cure primarie, basate sulla sanità d’iniziativa e su gruppi di lavoro multidisciplinari, che garantiscano un’assistenza integrata e personalizzata, fondata sull’inclusione sociale con il coinvolgimento delle comunità locali. Il finanziamento, dopo le drastiche restrizioni imposte dagli ultimi governi, è indispensabile tornare a investire nella salute e nell’assistenza sanitaria, riallineando progressivamente la spesa sanitaria pubblica italiana alla media dei paesi dell’Europa occidentale e garantendo investimenti pubblici per il rinnovamento tecnologico e l’edilizia sanitaria. Come primo passo è necessario prevedere un aumento del fondo sanitario di 10 miliardi nei prossimi tre anni. È necessario abolire i vantaggi fiscali connessi alla sottoscrizione di polizze assicurative sanitarie e alla partecipazione a fondi sanitari integrativi, in quanto riducono la contribuzione degli assicurati al Fondo Sanitario Nazionale, aumentando le disuguaglianze e minando in prospettiva le basi di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico. Il peso oggi della sanità privata accreditata nel SSN è purtroppo enomre: quasi il 50% delle strutture ospedaliere inserite nel SSN sono private, così come il 60% dei servizi ambulatoriali ed addirittura il 78% dei servizi riabilitativi e l’82% delle strutture residenziali; ovviamente tutto ciò non è casuale: sono questi gli ambiti maggiormente redditizi. Non certo la medicina territoriale dove, infatti, il privato accreditato raggiunge solo il 13%. Urge inoltre un nuovo progetto per i Consultori Familiari, da anni oggetto di depauperamento progressivo. Il modello assistenziale di cura alla donna è negativamente impregnato di pregiudizi che ostacolano il cambiamento culturale verso scelte consapevoli e autonome in tema di salute femminile riproduttiva e sessuale.  Va affrontata la piena attuazione della Legge 194 anche attraverso normative che consentano solo a personale infermieristico e medico non obiettore di partecipare ai concorsi pubblici. La salute sessuale e riproduttiva e le scelte connesse devono essere rispettate e garantite dal momento della nascita fino alla menopausa. Contraccezione, aborto ed esami ed eco in gravidanza devono essere realmente a disposizione in forma gratuita nei Consultori. Il personale sanitario tutto sia formato alla medicina di genere. Il percorso sanitario dei cittadini con disabilità è costellato di difficoltà burocratiche e rallentamenti amministrativi che rendono ancora più invalidante la situazione del disabile e della sua famiglia, minando troppo spesso alla loro stessa dignità nel perseguimento di diritti che dovrebbero essere acquisiti. Proponiamo quindi:

      • Inserimento dell’obiettivo ‘salute’ in tutte le politiche, potenziamento dei servizi di prevenzione e tutela ambientale, superamento dell’attuale separazione tra gli stessi.
      • Un Piano di rafforzamento strutturale del personale dipendente, con l’assunzione di complessivi 40 mila operatori in tre anni, per riportare la dotazione di operatori ai livelli precedenti alla crisi, riducendo contestualmente la spesa per il lavoro precario, le collaborazioni esterne e le esternalizzazioni di servizi.
      • Un Piano straordinario di investimenti pubblici per l’ammodernamento strutturale e tecnologico della sanità pubblica evitando complessi e costosi progetti di finanza privata, dando priorità alla messa in sicurezza delle strutture non obsolete.
      • Una nuova politica del farmaco, attraverso la promozione dell’uso dei farmaci equivalenti, la definizione di una strategia per i farmaci e vaccini veramente innovativi che ne permetta l’accessibilità a costi ragionevoli per le finanze pubbliche, la revisione delle modalità di funzionamento dell’Agenzia Italiana del Farmaco e dei meccanismi di controllo della spesa, il potenziamento della ricerca indipendente e la previsione di una adeguata azienda pubblica per la produzione e commercializzazione dei farmaci e vaccini.
      • Normare l’uso e la produzione di sostanze chimiche pericolose, anzitutto i composti perfluoroalchilici (Pfas), dalla loro produzione fino alla loro distruzione: l’obiettivo primario per Europa Verde e Sinistra Italiana è la definizione di limiti restrittivi e strategie volte alla riduzione del loro uso fino alla totale sostituzione, prevedendo azioni di reazione e protezione sanitaria, ambientale ed economica nei luoghi contaminati o potenzialmente contaminati da queste sostanze. La strategia nazionale dovrà basarsi anzitutto sulla collaborazione con il mondo scientifico e gli Stati promotori del Panel internazionale per implementare l’azione di controllo e mitigazione di sostanze chimiche pericolose, rifiuti e inquinamento, proposto all’Assemblea Onu a febbraio 2022. Ci impegniamo a proporre e percorrere ogni azione suggerita dall’esperienza tecnico-scientifica, nazionale ed internazionale acquisita fin d’ora per fare in modo che mai più in Italia e all’estero un inquinamento da sostanze non normate provochi la stessa sofferenza sanitaria, psicologica, sociale ed economica che ancora oggi cittadini veneti, piemontesi ed italiani stanno subendo a causa di inquinanti fino ad ora ancora troppo sottovalutati.
      • Creazione di un’azienda pubblica per la produzione dei farmaci e vaccini, utilizzando le competenze dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Istituto Farmaceutico Militare, dei Centri di ricerca universitari e del Servizio Sanitario Nazionale.
      • Abolizione dei vantaggi fiscali connessi alla sottoscrizione di polizze assicurative sanitarie e alla partecipazione a fondi sanitari integrativi, in quanto riducono la contribuzione degli assicurati al Fondo Sanitario Nazionale e contrastano con elementari doveri di solidarietà sociale, aumentando le disuguaglianze e minando in prospettiva le basi di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico
      • Revisione dei servizi esternalizzati, garantendo innanzitutto le condizioni di lavoro e la giusta retribuzione del personale e procedendo a un graduale ritorno alla gestione diretta, a partire dai settori strategici.
      • Superamento delle convenzioni nazionali dei medici di famiglia, dei pediatri di libera scelta, degli specialisti ambulatoriali, della medicina dei servizi con inserimento di queste figure professionali nel Contratto Unico di dipendenza dal Servizio Sanitario Nazionale.
      • Sviluppo del sistema sanitario nazionale nella missione 6 PNRR: Il SSN deve essere oggetto di una azione politica che ne sostenga i principi fondamentali di programmazione sanitaria e di sviluppo del personale (in stretta sinergia con l’ambito universitario, abolendo il numero chiuso in tutte la facoltà di ambito medico e infermieristico), ne rafforzi la valenza pubblica, permetta anche una nuova definizione dei bisogni sanitari attraverso la realizzazione di una rete socio assistenziale diffusa ed efficace, in grado di raggiungere i cittadini in stretta sinergia e relazione con la rete ospedaliera e consenta di ridefinire il ruolo del MMG.
      • Introduzione due medici sentinella per l’ambiente (RIMSA): Il ruolo del medico è dedicato agli aspetti diagnostici-terapeutici. Il MMG conosce l’ambiente dove il suo assistito vive e lavora. Può e deve occuparsi anche di prevenzione.  Perciò riteniamo necessario istituire la rete dei medici Sentinella Per l’  Questo deve essere molto attento a individuare eventuali cluster di patologie che possono verificarsi tra i suoi assistiti. Se sospetta una causa ambientale deve segnalare quanto osservato alle autorità amministrative e ai decisori politici. Questa funzione viene definita “advocacy”. Il progetto di medico sentinella è portato avanti da medici per l’ambiente ISDE (vedi sito isde.it) che ha costituito una rete denominata RIMSA (Rete italiana medici sentinella per l’ambiente).
      • La salute delle donne: fare i conti con la differenza tra Donne/Uomini
      • Maternità: il coronavirus ha fatto emergere insieme alla superiorità numerica delle donne mediche, il nodo irrisolto della maternità rispetto al loro essere differenti; ridisegnare i luoghi di cura potenziando il territorio inteso come fonte di servizi e relazioni; ripensare il territorio: medicina di base, case della salute, comunità per anziani; promozione di percorsi efficaci per donne in salute: consultori familiari, percorso nascita, percorso salute riproduttiva, parto non medicalizzato, controllo utilizzo tagli cesarei, allattamento al seno, IVG, contraccezione; formazione ad hoc del personale.
      • Disabilità:

      1. creare in ogni Regione presidi sanitari per l’assistenza dei cittadini con disabilità di età pediatrica e adulta con personale medico e infermieristico adeguatamente formato agli approcci terapeutici più indicati. 2. semplificare le pratiche amministrative volte alle richieste di presidi sanitari essenziali per i cittadini con disabilità (pannoloni, alimentazione enterale ecc…) espandendo i termini con cui presentare nei casi di patologie gravi e gravissime e consentire al malato di inviare richieste e relativa documentazione via mail. 3. Aggiornare il nomenclatore tariffario degli ausili, protesici e non. Al momento risulta ancora in vigore quello del 1999. Nonostante sia stato emanato un documento con i nuovi dispositivi tecnologici e i nuovi livelli di LEA, tale documento (DPCM 12 gennaio 2017), approvato nel 2021, risulta ancora non operativo. 4. Salvaguardare il diritto alla sessualità per i cittadini con disabilità in ogni sua forma, anche attraverso la formazione di operatori all’affettività (love givers). 5. Favorire l‘assistenza domiciliare per le persone con gravi disabilità. 6. Favorire la costituzione di strutture semiresidenziali e centri diurni per persone con disabilità Non autosufficienza e marginalità

      • Assistenza domiciliare e Rsa: Anziani e persone con disabilità devono poter essere assistiti a casa loro con gli adeguati supporti ai loro familiari e a tutti i caregivers interessati. Deve essere valorizzato il ruolo del Terzo Settore, in grado di coadiuvare efficacemente il SSN, con incentivi economici e di servizi. La dimensione di isolamento delle Residenze per Anziani va superata guardando ad esperienze positive all’estero dove le RSA sono collocate nei quartieri accanto a centri per l’infanzia e a scuole, sono rese accessibili alla popolazione offrendo una idea di integrazione con il tessuto sociale. Tra i criteri per l’accreditamento, andrebbe valorizzata l’accessibilità alle strutture con i mezzi pubblici. Occorre impegnarsi a fondo per il superamento della contenzione fisica o farmacologica.
      • Tra i diritti delle persone con  disabilità, vi è quello “di muoversi liberamente sul territorio, usufruendo, alle stesse condizioni degli altri cittadini, dei servizi di trasporto collettivo appositamente adattati o di servizi alternativi”. Il trasporto pubblico italiano, non solamente quello locale, non riesce a garantire questo diritto considerando che, ad esempio solo 630 stazioni su 2300 sono attrezzate ad offrire assistenza alle persone con disabilità e troppi pochi treni sono attrezzati per persone con disabilità. Si rende necessario investire maggiormente sull’accessibilità dei servizi di trasporto pubblico e sull’abbattimento delle barriere architettoniche.
      • Nel PNRR gli interventi a favore delle persone con disabilità si articolano in particolare nel capitolo cinque e nel sei che riguardano rispettivamente a “coesione e inclusione” e “salute”. La missione cinque, prevede, in capo al ministero della Disabilità, l’attuazione della riforma della cosiddetta “Legge quadro della disabilità” nell’ottica di una maggiore promozione dell’autonomia delle persone con disabilità. Oltre a questo, nell’ambito di una prima attuazione dei fondi del Pnrr, il ministero del Lavoro, con uno stanziamento complessivo di 1,2 miliardi di euro, ha emanato un apposito decreto in cui destina 500 milioni di euro destinati all’inclusione delle persone con disabilità. La direzione intrapresa è giusta, ma le persone con disabilità devono avere risposte concrete in merito all’inclusione lavorativa, Progetto di Vita, Dopo di Noi e in merito ai caregiver familiari. Queste risorse sono indubbiamente molto importanti e costituiscono un primo segnale nella giusta direzione. Nel futuro a breve termine occorrerà però incidere con grande forza e determinazione sui temi dell’inclusione lavorativa, Progetto di Vita, Dopo di Noi e in merito alle figure di caregiver familiari. In particolare, occorre supportare i caregivers familiari sia attraverso il supporto psicologico che attraverso del personale qualificato che possa sostituirlo per alcune ore offrendo loro in questo modo un giusto sollievo dagli oneri dell’assistenza.
      • Strategie di contrasto alla solitudine: contrastare la solitudine favorendo la socializzazione e l’aggregazione, offrendo risposte ad una fascia consistente di persone autosufficienti disponibili ad accogliere e a vivere in compagnia. Azioni da promuovere e/o incentivare: coabitazione giovani-anziani, in particolare di studenti fuorisede; impiego volontario degli anziani nelle scuole; attività ricreative e di svago per gli anziani; attività di tele-compagnia erogata da personale psicologicamente qualificato.Nel caso specifico delle persone con disabilità, la solitudine è un rischio che incombe sin dalla giovane età: per facilitare la socializzazione e la possibilità di confronto tra pari, è necessario garantire l’accessibilità ad ogni luogo pubblico e privato, quale cinema, teatri, concerti, spiagge, parchi, piscine, chiese, esercizi commerciali sia attraverso l’abbattimento delle barriere architettoniche e sensoriali che con l’attivazione del servizio sotto altra forma purché non lesiva della dignità del cittadino con disabilità.
      • Rompere il circolo della povertà: La ripresa economica non potrà prescindere dalla lotta alla povertà, alle disuguaglianze e alla comune presa di coscienza che è insopportabile che queste condizioni creino disparità nelle opportunità di vita delle persone. In questo contesto intendiamo difendere e rafforzare il reddito di cittadinanza, secondo le previsioni del rapporto elaborato dalla Commissione presieduta da Chiara Saraceno, con l’obiettivo strategico di arrivare ad un vero Reddito Universale di Base.

      Un Piano Nazionale per Bambine e Bambini:

      Vogliamo garantire il benessere e un processo di crescita armoniosa delle bambine e dei bambini offrendo a loro la possibilità di socializzare e giocare senza esser vincolati dagli aspetti economici. Per questo occorre avere molti asili nidi, la possibilità di aver delle e dei babysitter pagati dallo stato per qualche ora a settimane, la possibilità di accedere alle aree verdi, a fare sport e potere gratuitamente godere di tutte le attrazioni anche culturali (come i musei, etc) Le bambine e i bambini devono godere del diritto di mobilità adeguato a loro. promuovere la presenza di giochi per disabili in tutti i parchi pubblici cittadini per facilità l’inclusione tra pari.

      Lo sport come strumento di salute e di cittadinanza

      Occorre mettere in atto azioni concrete per sostenere i processi di sviluppo di competenze motorie, cognitive, emotive e relazionali; rendere obbligatorio l’inserimento negli Statuti delle Associazioni Sportive i valori del rispetto di sé, degli altri, dell’ambiente, della parità di opportunità, della solidarietà; aiutare, soprattutto i giovani, a maturare, cioè ad ammettere i propri limiti, ma al contempo ad evidenziare le proprie potenzialità anche attraverso l’attività agonistica. Occorre vigilare sull’attuazione dei Decreti legislativi per la “Riforma quadro dello sport”, approvati nel 2021. Promozione delle attività motorie, ludiche e ricreative adattate, nonché facilitazioni per l’accesso alla pratica sportiva delle persone con disabilità di tutte le fasce di età. Realizzazione di un programma nazionale per “l’accessibilità” degli impianti sportivi. Approvazione definitiva del “disegno di legge sulla tutela dello sport nella Costituzione” la cui procedura si è fermata in prima lettura al Senato durante l’attuale Legislatura.

      Benessere psicologico e tutela della salute mentale

      Le condizioni di benessere psicologico nel nostre Paese risultano gravemente compromesse. Secondo un’indagine, recentemente pubblicata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi risulta un aumento del 39 per cento delle richieste di aiuto nell’ultimo anno, un dato che viene definito “psicopandemia”. Risultano maggiormente colpite la popolazione femminile e giovane, sia minorenni che la fascia 18-30 anni. Crediamo indispensabile garantire la massima attenzione al supporto psicologico della popolazione, con misure atte a:

      • Prevedere l’assunzione straordinaria di psicologi e specialisti della salute mentale nei sistemi sanitari pubblici territoriali, convenzionati o che garantiscano un costo di prestazione calmierato;
      • Potenziare gli interventi per la scuola con l’attivazione di un servizio di psicologia scolastica strutturale all’interno dei sistema scolastico;
      • Adottare misure di prevenzione delle forme di disagio, di promozione delle competenze psicologiche adattive e di forme di collegamento e sinergia con gli interventi mirati di cura dei servizi sanitari per l’infanzia, l’adolescenza e le famiglie;
      • Potenziare i centri per l’impiego e i sistemi formativi territoriali attraverso il contributo degli psicologi del lavoro;
      • Attivare voucher aziendali per la prevenzione di stress lavoro correlato ad interventi psicologici di prevenzione e cura dello stesso;
      • valorizzare il territorio come centro di prevenzione e cura della psichiatria, favorire l’istituzione di guardia psichiatrica H24 e ambulatori per adolescenti e limitare l’inserimento in strutture a favore della residenzialità leggera con inserimento lavorativo.
      • Prevenire il pericolo di istigazione al ricorso a pratiche di autolesionismo e al suicidio online, individuare e prevenire i comportamenti potenzialmente suicidi soprattutto nella popolazione scolastica, promuovere l’educazione sanitaria della popolazione e ottimizzare i percorsi di cura attraverso un piano d’azione specificamente regolamentato.
      • Costruire un portale online e offline aperto a tutti per prevenire l’istigazione al suicidio e all’autolesionismo

      Difendere i diritti umani delle famiglie transnazionali

      Sono 5.171.894 gli stranieri residenti in Italia. Quasi 1 su 2 è di provenienza europea. La maggior parte lascia in dietro la famiglia nei paesi di residenza. Sono spesso persone invisibili, che non appaiono neanche nel Pnrr. Il Piano dedica un fondo importante per la cura di persone vulnerabili e anziani, ma è fondamentale che quelle risorse siano messe in collegamento anche con chi cura. Solo il 6% dei lavoratori domestici ha una protezione sociale completa (ILO). Circa mezzo milione di bambini sono lasciati indietro dai loro genitori che lavorano nell’Unione europea. Spesso è la madre a partire per andare a fare l’assistente familiare all’estero. Un lavoro che non consente di ricongiungere la famiglia nel Paese di emigrazione, perché spesso costringe a vivere sotto lo stesso tetto dell’assistito e troppe volte con conseguenze drammatiche sulla salute e la vita della lavoratrice e dei propri famigliari. I figli lasciati indietro costretti a vivere lontano dalle madri sviluppano in tantissimi casi disturbi legati all’ansia da abbandono, fino a precipitare in situazioni di depressione o gesti estremi. Il fenomeno arriverebbe a colpire il 75% dei minori, con una crescita esponenziale di suicidi, abbandono scolastico, violenze e sfruttamento cui questi minori vengono sottoposti. Sarebbe auspicabile che l’Italia, mettendo in pratica le recenti raccomandazioni del dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa: «Lasciare milioni di bambini di lavoratori migranti senza cure parentali è una violazione dei diritti umani»  intensificasse l’azione dell’UE per salvaguardare i diritti delle famiglie transnazionali, per creare da un lato nei paesi di origine dei flussi migratori opportunità di lavoro e sviluppo e nei paesi di arrivo, come il nostro, migliori condizioni di vita dei lavoratori che contemplino la possibilità di ricongiungimenti familiari. A partire da 2 agosto 2022, tutti gli Stati membri devono recepire la direttiva relativa all’equilibrio tra vita professionale e vita privata di genitori e prestatori di assistenza. Questi diritti si inquadrano nel  pilastro europeo dei diritti sociali e la loro istituzione costituisce un passo essenziale verso la costruzione di un’Unione dell’uguaglianza. Di questi diritti devono beneficiare tutti i lavoratori e lavoratrici in Italia, compresi quelli di origine straniera e le loro famiglie transnazionali.

      Terzo settore

      In Italia il no profit contribuisce per il 5% al PIL nazionale, occupa in forma retribuita 750.000 persone e 3.300.000 volontari. Il mondo del terzo settore rappresenta una forte e numerosa struttura sociale in Italia, un mondo giovane con un’età media di 40anni, iperqualificato (il 72% dei volontari è almeno laureato) e attivo nell’ offrire servizi, spesso essenziali, alla collettività. In un contesto storico nel quale i servizi erogati dal pubblico sono spesso inferiori alla domanda, e la qualità degli stessi non sempre risulta adeguata alle esigenze, il no profit si colloca come elemento che regge le mancanze del primo settore, offrendo aiuto concreto ai cittadini.

      • Creazione del Ministero del Terzo Settore;
      • Completamento il processo di attuazione della legge delega del 2016 ovvero del Codice del Terzo settore;
      • Garanzia di stabilità e certezza normativa in materia fiscale, inoltrando quanto prima la richiesta di autorizzazione alla Commissione europea per l’entrata in vigore del Titolo X del Codice;
      • Semplificazione delle procedure per il mantenimento dell’iscrizione al RUNTS;
      • Adozione di iniziative a livello europeo e legislative volte all’abrogazione della norma relativa al passaggio dal regime di esclusione IVA ad un regime di esenzione IVA per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci;
      • Previsione di regimi di esclusione IRAP per gli ETS, in linea con quanto disposto dalla Legge di bilancio 2022 per alcuni comparti profit;
      • Aumento delle dotazioni finanziarie a favore dei CSV, fondamentali strutture in grado di erogare servizi di supporto tecnico e informativo per promuovere e rafforzare la presenza degli ETS presenti sul territorio;
      • Ricostituzione dell’Agenzia per il Terzo settore, soppressa nel 2012;
      • Intervento nell’ambito della disciplina dei rapporti tra PA e mondo no profit, da un lato in un’ottica di semplificazione della procedura amministrativa per la costituzione di accordi di co-progettazione tra ETS ed enti pubblici, dall’altro mediante la costituzione di strutture permanenti di impulso e coordinamento dell’amministrazione condivisa a livello regionale e territoriale.

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