L’italia della pace
Per un mondo di pace, contro ogni guerra
I nostri anni vedono un’angosciante ripresa da parte delle maggiori potenze mondiali della politica della forza e delle armi. La “terza guerra mondiale a pezzi” di cui ha parlato suggestivamente Papa Francesco è anche e soprattutto il prodotto di questa smodata volontà di dominio e di questa prevalenza della logica della forza e delle armi su quella della diplomazia, del dialogo, della politica a ciò ispirata.
L’aggressione della Russia di Putin all’Ucraina è l’atto più violento e drammatico e potenzialmente stravolgente di questa fase storica. Per uscire dalla logica di questa “guerra mondiale” di fatto permanente, se pur articolata in forme e luoghi diversi, è necessario rilanciare con ogni sforzo la via diplomatica, la strada e il metodo della trattativa a oltranza, la cui premessa indispensabile è un “cessate il fuoco” generale, per trovare i punti di accordo e di compromesso che evitino un’ulteriore escalation militare e pongano le basi per un nuovo, duraturo e condiviso equilibrio nell’intera regione. Un equilibrio che, da qui, si estenda alle altre aree di crisi del pianeta e al pianeta intero, fondandosi sul rispetto del diritto internazionale, sullo sviluppo della democrazia e dei diritti umani e civili ovunque, sulla pace – oltre che tra i popoli e gli stati – con il creato, radicata nella giustizia ambientale e nella giustizia sociale, nel quadro di un comune impegno ad affrontare efficacemente la più grave e globale crisi mai vissuta dall’umanità, il surriscaldamento del clima e il suo impatto sugli ecosistemi e sulla nostra stessa civiltà.
Il ripudio fermo di ogni guerra, il faticoso e costante lavoro per la pace, il diritto di autodeterminazione dei popoli, la difesa non derogabile dei diritti umani sono i riferimenti imprescindibili della nostra politica internazionale.
Viviamo in un mondo in continuo e costante riarmo, con sanguinosi conflitti attivi e numerosi fronti emergenti, con una guerra alle porte dell’Europa, frutto dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. In questo quadro l’impegno dell’Italia e dell’Europa per la pace e la sicurezza globale deve partire dal ripristino del dialogo multilaterale e da una spinta verso il disarmo globale. Va interrotto subito l’invio di armi in Ucraina e riaperta la strada del confronto diplomatico con determinazione e convinzione, prima che sia troppo tardi.
Lo stesso impegno deve essere volto a garantire il diritto di autodeterminazione dei popoli e il far proprie le rivendicazioni e le sofferenze di quelli oppressi: dai palestinesi ai Kurdi, dai Saharawi ai popoli indigeni, saremo sempre a fianco di chi contrasta sopraffazione e sfruttamento.
Allo stesso tempo la difesa dei diritti umani non può essere un mero ornamento da declamare, ma deve essere elemento decisivo nella definizione delle relazioni diplomatiche, emblematico in questo caso è il caso dei rapporti con l’Egitto dove il pericoloso degrado nel rispetto dei diritti umani e l’assenza di collaborazione col nostro paese meriterebbero atteggiamenti differenti.
In coerenza con questi obiettivi proponiamo un programma in più fasi.
Nell’immediato:
- Approvazione proposta “Un’altra difesa è possibile” (DCNAN): Istituzione del dipartimento della Difesa Civile Non-armata e Nonviolenta
- Mozione per l’adesione dell’Italia al Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), come stato osservatore
- Presentare una proposta per la moratoria delle spese aggiuntive previste dal Ministero della Difesa per le nuove spese d’arma
- Seguire l’attuazione della delega al governo nel campo della giustizia riparativa.
Nel medio termine:
- Legge quadro istitutiva dei Corpi Civili di Pace. Renderla una legge ordinaria.
- Legge istitutiva dell’Istituto Nazionale di Ricerca e Studio per la Risoluzione Nonviolenta dei Conflitti
- Rendere stabile, operativo ed aperto a tutto il Servizio Civile Universale
- Possibilità di obiezione alle spese militari
- Inserimento nei programmi scolastici della Formazione sulla comunicazione nonviolenta e la trasformazione dei conflitti
- Azioni giuridiche per il Riconoscimento Internazionale delle nuove leggi della robotica
- Piano di riconversione per l’industria bellica italiana- Dedicare una giornata nazionale ai “martiri dell’ambiente”;
- Trasformare l’ecocidio nel quinto reato internazionale soggetto al Tribunale dell’AIA.
Per un’Europa sociale, solidale, dei diritti
L’Unione Europea è uno spazio politico da difendere, approfondire e cambiare.
Bisogna lavorare affinché il processo democratico dell’Unione venga rafforzato nella sua dimensione sovranazionale, a partire da una centralità maggiore del Parlamento europeo e superando il meccanismo dei veti nazionali.
Crediamo che la Conferenza sul Futuro dell’Europa non possa essere una promessa infranta e che bisogna lavorare ad una riforma dei Trattati.
Da qui passa anche la costruzione di un’Europa sociale. L’Unione non può essere infatti solo quella della libera circolazione di merci e capitali, abbiamo bisogno dell’Europa dei diritti, a partire dalla piena realizzazione del pilastro sociale.
Con Next Generation EU, l’UE ha mostrato uno slancio nella giusta direzione, ma non è sufficiente aver sospeso il Patto di Stabilità e Crescita, di cui va attuata una profonda riforma insieme a quella delle regole di governance economica che hanno caratterizzato la stagione dell’austerità. Bisogna definire regole e strumenti fiscali europei volti a compensare gli squilibri economici e a fermare veri e propri paradisi fiscali che operano dentro l’Unione.
Occorre mettere a regime la solidarizzazione del debito, come elemento di base per contenere gli attacchi speculativi e favorire politiche economiche espansive.
Vogliamo un’Europa solidale e aperta, che non volti le spalle a chi scappa da guerre, fame e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Un’Europa che consideri un’indecenza disumana a cui mettere fine le morti nel mediterraneo e le sofferenze di migliaia di migranti respinti nella rotta balcanica. Bisogna mettere fine alla pratica di esternalizzazione delle frontiere, spesso tradotta in eclatanti violazioni dei diritti umani, riformare il diritto d’asilo respingendo il principio del primo approdo e realizzando una concreta solidarietà tra i paesi, serve infine creare canali di migrazione legali e sicuri, che garantiscano a tutti diritto alla vita e alla dignità.
Vogliamo un’Europa intransigente sui valori di democrazia, sullo stato di diritto e sui diritti civili e pensiamo che bisogna applicare fino in fondo la condizionalità finanziaria verso quei paesi che in questi anni hanno attuato arretramenti profondi su questo terreno.
Vogliamo un’Europa all’avanguardia nella lotta al cambiamento climatico.
Vogliamo che l’Europa abbia una politica estera e di difesa comune.
Vogliamo che l’Europa sia un forte e autonomo attore di pace, intransigente sul rispetto dei diritti umani, in un contesto internazionale multilaterale.