L’italia della legalità

    • Per noi la mafia è una montagna di merda, come ci ha insegnato Peppino Impastato.

      Riteniamo un nostro nemico chiunque collabori con la criminalità organizzata, direttamente o in concorso esterno, anche fornendo quel supporto nella gestione degli affari economici e del riciclaggio indispensabile alla continuità dell’impresa mafiosa.

      Sosteniamo la confisca dei beni della criminalità organizzata, che riteniamo debba essere ulteriormente facilitata, soprattutto nella parte che riguarda il loro possibile riutilizzo a finì sociali e collettivi.

      Dobbiamo pensare ad affermare sempre più la legalità attraverso processi formativi ed educativi e prima ancora che per la propria sicurezza, per la propria dignità e per poter affermare la nostra libertà.

      Dobbiamo rafforzare l’assetto legislativo e giudiziario ed accompagnare le autorità investigative nazionali e internazionali preposte, in modo da far sentire la presenza della legalità e della trasparenza in ogni ambito sia pubblico sia privato.

      Dobbiamo lavorare senza sosta per una società che vuole essere libera, democratica, ordinata, solidale.

      La repressione dell’illegalità deve anche essere il segno del mutamento radicale della mentalità che fa crescere il cittadino secondo la cultura del contrasto alle mafie, e quindi  al favoritismo ed all’arbitrio, all’omertà.

      Riteniamo che particolare attenzione debba essere dato al fenomeno delle ecomafie.

      D’altra parte, proprio la connessione fra criminalità organizzata e crimini ambientali è alla radice di tante situazioni tragiche nel nostro paese.

      In particolare, crediamo si debba:

      – Esplicitare e sensibilizzare in merito alla connessione tra il contrasto alla criminalità ambientale e la transizione ecologica: movimento terra, gestione illecita dei rifiuti, edilizia abusiva, lavorare in emergenza o in scadenza sono tutti settori in cui la criminalità organizzata impone la sua presenza tramite corruzione e violenza. Contrastare i cambiamenti climatici e lo sfruttamento delle risorse vuol dire anche contrastare la criminalità organizzata e tutti coloro che ci collaborano.

      – Coinvolgere i cittadini, sia moltiplicando e facilitando l’accesso alle informazioni, sia sollecitando denunce e segnalazioni anche anonime. Responsabilizzare i cittadini rendendoli sentinelle del territorio.

      o Legislazione

      – Approvare delle leggi contro agromafie e saccheggio del patrimonio culturale, archeologico e artistico e introduzione nel Codice penale dei delitti contro gli animali.

      – Istituire, in ogni Regione, Commissioni di inchiesta su ecomafia e ambiente (in particolare, gestione dei rifiuti). A livello nazionale, coordinare e potenziare – con competenze alte e specifiche – le Commissioni ambiente, ecomafia e antimafia.

      – Integrare la normativa vigente in materia di scioglimento delle amministrazioni per infiltrazioni mafiose con la previsione di una rotazione automatica del personale anche con possibilità di trasferimento presso altri enti e di sostituzione con l’istituto della mobilità.

      – Aggiornare a livello regionale ed uniformarla a livello nazionale la normativa relativa alle cave e al loro monitoraggio.

      – A livello penale prevedere un rafforzamento delle misure cautelari del sequestro preventivo e della confisca al fine di assicurare un disincentivo immediato alla commissione di reati ambientali.

      – Inserire i delitti ambientali previsti dal titolo VI-bis del Codice Penale e il delitto di incendio boschivo tra quelli per cui non scatta l’improcedibilità;

      o Condivisione di dati

      – Istituire un’Anagrafe pubblica dei rifiuti urbani speciali;

      – Attivare un sistema di tracciamento GPS dei rifiuti;

      – Sviluppare accordi con aziende specializzate con l’acquisizione di immagini satellitari per rilevare tempestivamente i movimenti terra sospetti;

      – Prevedere la mappatura geolocalizzata degli impianti autorizzati di recupero, di trattamento e smaltimento e delle aree a rischio comprese le aree dismesse;

      – Istituire sistemi di coordinamento e condivisione, a livello regionale e nazionale, delle banche dati istituzionali e giudiziarie in materia ambientale.

      o Cooperazione e controlli

      – Potenziare il personale di NOE e Guardie Forestali e rendere loro accessibili le banche dati sopra citate;

      – Migliorare l’efficacia complessiva ed aumentare le azioni di controllo ambientale attraverso strutture operative che possano agire anche al di fuori dei confini regionali, in modo da contrastare più efficacemente il traffico illecito di rifiuti;

      -spingere verso la creazione di una legislazione europea in materia di contrasto ai traffici illeciti di rifiuti, intensificare una cooperazione internazionale tra forze di polizia ed organi giudiziari, favorire lo scambio di informazioni e dati utili ad intercettare le nuove rotte dei traffici illeciti.

      – Aumentare le pene dei reati ambientali e il periodo della prescrizione

      – Implementare la disciplina di cui al d.lgs. 231/2001, con riferimento alla responsabilità penale di impresa in materia ambientale

      – Creare una via preferenziale per la trattazione dei reati ambientali più gravi.

      o Per i Comuni e gli Enti

      – Istituire una polizza bancaria reale come garanzia economica a tutela della spesa pubblica;

      – Istituire un Fondo di Garanzia per aiutare i Comuni e gli Enti ad affrontare le eventuali spese di bonifica;

      – Ripristinare, se necessario con una modifica legislativa, la corretta attuazione da parte delle prefetture di quanto previsto dall’articolo 10-bis della legge 120/2020, che ne stabilisce il potere sostitutivo in tutti i casi, anche antecedenti all’approvazione della norma, di mancata esecuzione da parte dei comuni delle ordinanze di demolizione di immobili abusivi;

      – Sostenere ed affiancare gli amministratori “illuminati” che si assumono la responsabilità e l’onere di smantellare apparati burocratici incancreniti o complici del malaffare. Esempio è la battaglia di EV Campania con l’incondizionato sostegno ai Commissari straordinari dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, per liberare l’ente da storiche infiltrazioni camorristiche padroni dell’ospedale, a partire dalla ingerenza sugli appalti, alla gestione abusiva del parcheggio e della pizzeria interna all’ospedale, a finire perfino alla gestione delle prenotazioni di visite ed analisi;

      – Potenziare organico, poteri, competenze e trasparenza delle Agenzie per l’Ambiente, delle Province, mettendole in connessione con le ARPA;

      – Estendere la qualifica di Polizia Giudiziaria ad un numero maggiore di personale;

      – Prevedere uno scambio informativo tra Enti, Procure e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli;

      – Sottoscrivere Patti di integrità, (Autorità Nazionale Anticorruzione), relativi alle procedure di gara finalizzate alla stipula di contratti pubblici.

      Carceri

      Cinque proposte di Antigone che facciamo nostre per ridurre il sovraffollamento e migliorare la qualità della vita delle persone detenute e degli operatori penitenziari

      1. Va del tutto cambiata la legge sulle droghe, con i suoi eccessi repressivi. La legge Jervolino-Vassalli del 1990 è vecchia e inadeguata, produce solo repressione, carcere, sofferenze. Non ha ridotto i consumi Invece, così come hanno sperimentato altri paesi, bisogna dirigersi verso forme di legalizzazione delle droghe leggere, anche allo scopo di contrastare il predominio illegale delle mafie. Vanno ascoltati i giovani, i ragazzi, non criminalizzati. I dati più recenti dicono che un terzo detenuti è in carcere per avere violato la legge sulle droghe. Quasi il 40% di chi entra in carcere ha fatto uso di droghe. Numeri che evidenziano il fallimento della politica proibizionista.
      2. La legge sull’immigrazione Bossi-Fini costringe tantissimi immigrati ad entrare forzatamente nel circolo vizioso dell’illegalità. Per questo va radicalmente cambiata. Le politiche di sicurezza si costruiscono su basi pragmatiche, utilizzando i dati statistici. Più favoriamo percorsi di integrazione meno devianza penale avremo. Non esiste un allarme criminalità straniera. Così come non esiste un allarme criminalità di strada. I numeri dicono che i reati sono in calo rispetto al periodo pre-pandemico. Per questo non si giustificano norme che diano poteri eccessivi a sindaci e polizia locale attraverso i Daspo urbani. Vanno vietati i taser, armi potenzialmente letali.
      3. Va ridotto l’uso della custodia cautelare che produce circa un terzo della popolazione detenuta. È necessario investire maggiormente sulle misure alternative alla detenzione, piuttosto che sulla carcerazione. Circa 20 mila detenuti hanno da scontare meno di tre anni di pena. Le misure alternative sono meno costose e più sicure, in quanto, è statisticamente dimostrato, che chi ne usufruisce ha meno rischi di incorrere nelle recidiva.
      4. Va adottato un nuovo regolamento penitenziario che preveda più possibilità di contatti telefonici e visivi, un maggiore uso delle tecnologie, un sistema disciplinare orientato al rispetto della dignità della persona, una riduzione dell’uso dell’isolamento, forme di prevenzione degli abusi, sorveglianza dinamica e molto altro. Un nuovo regolamento, efficace e in linea con l’attualità dei tempi, significa garantire tanti diritti alle persone detenute: dal diritto alla salute, al diritto ai contatti con i propri affetti, ai diritti delle minoranze (stranieri, donne), ai diritti lavorativi, educativi, religiosi. Tra le modifiche quella di consentire ai detenuti di chiamare tutti i giorni, o quando ne hanno desiderio, i propri cari. Le celle devono essere dotate di telefono come in altri paesi. L’attuale regolamento penitenziario prescrive 10 minuti a settimana per ciascun recluso. Deve esserci attenzione specifica ai bisogni delle donne detenute e dei detenuti Lgbtqi+
      5. È necessario sostenere e gratificare il personale penitenziario, attraverso processi di formazione che non si fermino alla fase iniziale di impiego ma accompagnino l’operatore lungo l’intera sua attività lavorativa, e che abbiano tra i propri obiettivi quello di istruire in merito ai diritti umani e ai meccanismi di prevenzione delle loro violazioni, nonché ai percorsi di reinserimento sociale delle persone detenute. Una cultura delle forze di polizia penitenziaria improntata in questo senso, oltre ad apportare un beneficio all’intero sistema e a dargli un indirizzo più attento al trattamento in generale, eviterebbe inutili conflittualità spesso all’origine di rapporti disciplinari ostativi di benefici penitenziari e modalità alternative di espiazione della pena.

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