L’italia del lavoro

  • Da troppi anni in Italia il lavoro è offeso e maltrattato.

    Noi crediamo debba invece tornare al centro di tutte le scelte della politica.

    L’obiettivo è garantire a tutte e tutti un reddito degno, ma anche condizioni che consentano ogni giorno, insieme al tempo per il riposo e per la libertà personale, un tempo per la manutenzione e la cura degli ambienti e delle relazioni, superando il modello sessista della divisione dei compiti.

    Va garantito il tempo per figli e figlie ma anche per essere figli e figlie, amici e amiche, persone solidali nei piccoli/grandi collettivi umani dentro i territori in cui viviamo.
    Il tempo per la cura di sé, degli affetti, degli ambienti, per lo sviluppo della propria cultura e dei propri talenti deve diventare l’orizzonte in cui ripensare tutto il lavoro anche attraverso l’uso responsabile delle nuove tecnologie soprattutto nell’ambito del digitale.

    Nella transizione, legislativa e contrattuale, che muta l’organizzazione sociale, va riconosciuto il lavoro gratuito di cura nelle case e nelle famiglie, che i dati evidenziano erogato prevalentemente dalle donne.

    Per questo proponiamo:

    • Riduzione dellorario di lavoro a parità di salario

      L’innovazione tecnologica può diventare un’occasione per migliorare la nostra qualità della vita, oppure lo strumento per far aumentare i profitti di pochi e la disoccupazione di molti.

      Per questo riteniamo si debba partire istituendo da subito un fondo per incentivare le imprese a sperimentare giornate e settimane di lavoro più brevi, senza intaccare il reddito dei lavoratori.

      Questo appare tanto più urgente in quei settori, come l’automotive, che stanno attraversando una fase di profonda trasformazione.

      In seguito, si dovrà passare ad un intervento legislativo che rivolga la misura alla generalità delle lavoratrici e dei lavoratori.

    • Salario minimo

      Non dovrebbe essere possibile in una Repubblica fondata sul Lavoro, ma oggi in Italia succede di firmare un contratto che preveda 4,4 euro l’ora di paga.

      È il risultato di anni di leggi penalizzanti per le lavoratrici e i lavoratori, soprattutto giovani, donne e migranti, divisi fra loro, precari, ricattati e costretti ad accettare salari da fame.

      Noi crediamo si debba rivoluzionare il sistema: serve una legge sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro e l’estensione a tutte e tutti delle tabelle retributive previste per il settore dai sindacati maggiormente rappresentativi.

      Se questo non basta, tanto è lo sfruttamento in alcuni settori come la logistica, prevediamo che esista comunque un salario minimo di 10 euro all’ora, sotto cui nessuno possa andare.

      Sono 1.200 euro al mese ed è il prezzo della dignità.

    • Basta con la precarietà

      L’Italia è diventato il paese dove 8 nuovi contratti di lavoro su 10 sono a termine.

      Di questi, solo 1 su 100 dura più di un anno, 3 su 10 meno di un mese, 1 su 10 un giorno.

      È del tutto evidente che in una simile situazione diventa impossibile per chiunque progettare il proprio futuro con serenità, come dovrebbe invece essere diritto di ciascuno.

      Tirocini, contratti a chiamata, staff leasing, tempo determinato, collaborazioni occasionali, partita iva a mono committenza: sono mille le forme della precarietà.

      Noi crediamo che tutto questo debba essere cancellato, per tornare alla normalità del contratto a tempo indeterminato, con un tempo di prova iniziale.

      In alternativa, il contratto a termine, ma solo per causali che ne giustifichino l’impiego.

      Vogliamo inoltre intervenire sul Codice degli Appalti, per impedire che la competizione fra imprese avvenga a scapito di salari e diritti dei lavoratori, nonché rafforzare la clausola sociale in caso di cambio d’appalto, garantendo piena continuità di livello occupazionale e salariale.

      Crediamo inoltre che nella catena di appalti e subappalti, accanto alla responsabilità solidale della capofila per i crediti da lavoro di tutte le persone coinvolte, vada garantita integrale parità di trattamento sia economico sia normativo tra lavoratori dipendenti dell’appaltante e lavoratori dipendenti dell’appaltatore e di eventuali sub appaltatori.

      Un’attenzione particolare deve essere rivolta alla tutela delle lavoratrici, dei lavoratori degli enti di promozione della cultura e dello spettacolo, di cui la pandemia ha dimostrato l’estrema vulnerabilità.

    • Protezione del potere d’acquisto

    Il ritorno dell’inflazione ha dimostrato quanto sia indifeso il lavoro davanti alla crescita dei prezzi, in assenza di un sistema che indicizzi automaticamente i salari e le pensioni all’aumento del costo della vita.

    I contratti sono infatti difficili da rinnovare, per l’opposizione decisa di Confindustria, e scontano comunque un ritardo davanti a una busta paga che diventa più sottile di mese in mese.

    Per questo riteniamo si debba tornare ad un sistema in cui a cadenza almeno semestrale si proceda automaticamente ad alzare i salari e le pensioni in proporzione alla crescita dell’inflazione, in assenza di accordi intervenuti in questo senso nel periodo fra le parti sociali.

    Allo stesso tempo si deve prevedere nelle fasi di crescita dei prezzi indotta da meccanismi speculativi, la possibilità di blocco degli stessi, limitatamente ad un paniere di beni e servizi essenziali.

    • Ripristino protezione contro licenziamenti ingiustificati

    La Costituzione non può fermarsi fuori dai luoghi di lavoro, e perché questo accada si deve essere liberi dal ricatto di essere licenziati senza giusta causa.

    Iscriversi a un sindacato, professare le proprie idee, denunciare eventuali condizioni di insicurezza, pretendere il rispetto dei propri diritti: sono tutte cose che devono appartenerci senza paura.

    Per questo vogliamo il ripristino di un sistema di protezione fondato sulla reintegra nel posto di lavoro per tutte e tutti, indipendentemente dalle dimensioni e dal settore dell’impresa.

    • Sicurezza sul lavoro

    Il primo diritto è lavorare senza mettere a repentaglio la propria salute e persino la propria vita.

    Dovrebbe essere scontato, ma ogni anno vediamo invece peggiorare le statistiche su morti e infortuni sul lavoro. Nel 2021 sono 555.236 gli incidenti e ben 1221 le morti.

    Se questo accade, nonostante una buona legge di riferimento, è soprattutto perché mancano i controlli, a causa della carenza di personale.

    Ecco perché noi proponiamo: un Piano Nazionale per la Prevenzione Infortuni sul Lavoro con coordinamento enti preposti e valorizzazione specifiche competenze e una forte campagna di assunzioni nelle apposite funzioni delle ASL, allo scopo di arrivare entro la legislatura a triplicare il numero delle attuali ispezioni.

    Allo stesso modo è indispensabile rafforzare l’operatività degli Ispettorati del Lavoro, puntando ad un coordinamento rafforzato e alla piena cooperazione fra i diversi enti interessati a legalità e sicurezza in ambito lavorativo.

    • Pensioni

    L’attuale sistema pensionistico non è socialmente sostenibile.

    Costringe le persone a rimanere al lavoro oltre limiti di età compatibili con la propria sicurezza, contribuisce alla stagnazione della produttività, rappresenta in prospettiva un forte ostacolo al ricambio generazionale.

    D’altra parte, con l’esaurimento del sistema misto e il dilagare della precarietà, prepara un futuro di povertà certa per milioni di lavoratrici e lavoratori.

    Per questo noi proponiamo che si possa uscire dal lavoro a 62 anni o con 41 anni di contributi, riconoscendo inoltre i periodi di disoccupazione involontaria, il lavoro di cura non retribuito, la maternità.

    La pensione minima non dovrebbe essere inferiore a 1.000 euro.

    • Tempi di vita e di lavoro

    La pandemia ha dimostrato quanto sia rilevante la dimensione tempo nella vita delle persone.

    Noi vogliamo incentivare l’adozione di contratti che prevedano per i lavoratori la possibilità di scegliere massima flessibilità di tempo e di luogo in cui svolgere le proprie mansioni.

    Crediamo inoltre che si debba mettere in campo un piano, a partire dalle risorse del PNRR, per rendere gli asili nido pubblici e gratuiti un servizio essenziale e disponibile sull’intero territorio nazionale. Congedo parentale come indicato precedentemente.

    • In difesa del lavoro autonomo

    La pandemia ha dimostrato anche l’estrema fragilità del lavoro autonomo italiano, da troppi anni esposto ad un mercato privo di regole e di tutele.

    Per questo proponiamo:

    • la predisposizione di schemi contrattuali con i clienti committenti;
    • un sistema sanzionatorio che scoraggi il ricorso a clausole e condotte abusive;
    • un equo compenso generalizzato e proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto;
    • un codice di condotta che regoli i rapporti tra committenti e lavoratori autonomi;
    • la previsione di tutele in caso di maternità, inattività, cessazione temporanea, invalidità o infortunio, anche attraverso l’incentivazione a forme volontarie di mutualismo fra lavoratori autonomi.

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